Parità di genere

23.01.2021

Innanzitutto chiariamo che parità non vuol dire  essere identici: pensarlo può essere fuorviante e allontanarci dal vedere riconosciuto il diritto alla parità nei fatti, avallando una cultura discriminante. Per esempio: che una persona sia più bassa di un'altra, come nella foto, non costituisce un elemento che giustifichi una disuguaglianza nella retribuzione per lo stesso lavoro; stessa cosa vale per la differenza di genere!

Il diritto alla parità ha a che vedere con quella condizione per cui le persone ricevono pari trattamenti, con uguale facilità di accesso alle risorse e alle opportunità, indipendentemente dal genere.

Come riporta l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), nonostante l'incremento del tasso di attività delle donne nel mercato del lavoro, il divario salariale tra lavoratrice e lavoratore continua a persistere, rappresentando una delle principali ingiustizie nel mondo del lavoro. Secondo l'ultimo rapporto mondiale dell'OIL sui salari , le donne guadagnano in media circa il 20 per cento in meno rispetto agli uomini a parità di lavoro svolto. Questo spesso accade anche quando i loro livelli d'istruzione sono superiori a quelli delle loro controparti maschili. A livello globale, le donne hanno il 30 per cento in meno di possibilità di entrare nel mondo del lavoro e meno di un terzo di coloro che lavorano riesce a raggiungere posizioni apicali nell'arco della vita lavorativa.

Uno degli obiettivi dell'Agenda europea 2030 per lo Sviluppo Sostenibile sulla parità di genere è l'emancipazione di tutte le donne e le ragazze.

Le lavoratrici italiane rivendicano la parità salariale fin dal 19° secolo, quando, per via del minor costo del loro lavoro rispetto a quello maschile, migliaia di loro entrarono nelle fabbriche italiane durante la prima fase di industrializzazione. Nel periodo tra le due guerre, che coincide con il ventennio fascista in Italia, si registrò un peggioramento dei diritti del lavoro delle donne e nella società italiana nel suo complesso. Dalla fine della Seconda Guerra mondiale parlamentari, sindacaliste e leader di associazioni femminili si sono battute con forza per la parità salariale. In questo contesto un punto di riferimento importante è l'Organizzazione Internazionale del Lavoro, nata nel 1919  nella realtà sociale dell'Europa e dell'America  in risposta alle inquietudini di ordine morale ed economico legate al costo umano della rivoluzione industriale: il suo operato è infatti guidato dalla volontà di integrare la questione della parità di genere in tutte le sue politiche e programmi.

Ma, se vogliamo vedere e vivere gli effetti di un cambiamento culturale rispetto alla parità di genere, un cambiamento che corrisponda a dei fatti, non solo a delle parole, che portino a scelte libere non legate all'appartenenza a un genere piuttosto che a un altro, ciascuna, e anche ciascuno, può fare la sua parte. Come? Prima di tutto prendendo coscienza di una realtà, smettere di negarla. Nei prossimi articoli si parlerà di fenomeni che tutti noi conosciamo benissimo e che, nonostante infastidiscano e limitino la libertà personale, riteniamo normali accettandoli e subendoli. È importante riconoscere questi fenomeni, dare loro un nome e imparare a "rispondere" in maniera da farci rispettare.